Il quadro normativo che disciplina la materia ambientale è estremamente complesso, se a questo aspetto aggiungiamo la forte e crescente attenzione dell’opinione pubblica sull’argomento, è facile comprendere come la corretta ed attenta valutazione del rischio diventi un elemento cruciale e strategico per la gestione moderna di un’Azienda, sia essa privata o Pubblica.
Un fattore che certamente contribuisce ad aumentare tale complessità è la pluralità delle fonti; si sovrappongono, infatti, i dettami delle leggi nazionali con quelli dei Regolamenti Europei, regionali o addirittura locali e, infine, quelli del Codice Civile.
Alle norme principali, inoltre, se ne aggiungono altre che indirettamente si connettono, come ad esempio il Codice societario, che regolamenta le Società e le responsabilità degli organi amministrativi che le rappresentano; la legge 231/2001 con i reati presupposto di cui l’ambientale ne fa parte; la responsabilità del produttore;
la responsabilità del trasportatore che opera in regime di ADR.
Tutto questo ha creato nel tempo stratificazioni ed intrecci normativi di difficile gestione ed interpretazione.
Gli stessi Enti, preposti all’attività di valutazione, autorizzazione e controllo, sono in alcuni casi in difficoltà, non di meno la magistratura.
Inquadrato il contesto di complessità nel quale ci muoviamo, possiamo da subito individuare i principali effetti che ricadono sull’imprenditore o sui suoi rappresentanti legali:
in primo luogo, in una situazione d’incertezza, L’Ente tende ad applicare la norma in senso estensivo (a volte fin troppo!), ciò rende eccessivo il burocratismo e la quantità di procedure che le Aziende devono attuare per “essere in regola”;
in secondo luogo, il reato ambientale è un reato penale, ciò implica che ci si potrebbe trovare a dover affrontare un processo penale!
In questo caso occorre assolutamente avvalersi di avvocati specializzati nel settore che, ahimè, sono veramente pochi.
Da non sottovalutare, inoltre, le ripercussioni anche economiche di tale evenienza.
L’impresa deve, dunque, prima di tutto dotarsi di un organo, interno o esterno, che assicuri un’adeguata compliance e deve, poi, dimostrare di essere virtuosa sostenitrice dell’ambiente, attraverso lo strumento delle certificazioni.
Riguardo alle certificazioni, un’azienda che decide di intraprendere il cammino per conseguire una certificazione ambientale, che sia ISO 14001-2015, EMAS o ECOLABEL, ha come focus quello di dimostrare la sua onesta attenzione all’ambiente, con risvolti spesso o quasi esclusivamente commerciali o come eventuale viatico alla redazione del bilancio ESG.
Eppure, né la compliance, né le certificazioni mettono al riparo, con matematica certezza, dal verificarsi del danno ambientale!
Purtroppo, anche aziende virtuosissime e attentissime da questo punto di vista, possono trovarsi coinvolte in un sinistro ambientale.
Eventualità che ha riverberi su tutti i fronti della vita aziendale, quello economico, quello giuridico e quello gestionale; senza considerare lo stress psicologico a cui si è sottoposti in quel frangente.
Un ulteriore aspetto che complica la gestione del sinistro è dato dal fatto che i soggetti che intervengono a vario titolo sono veramente tanti!
E questo obbliga l’azienda ad un articolato coordinamento che deve tener conto del rispetto dei tempi, dei modi, delle procedure e della finanza come richiesto dalla normativa.
Ciò che ne consegue è un impatto dirompente, soprattutto per le PMI, asse portante della nostra economia, che si trovano spesso impreparate ad affrontare un problema più grande di loro.
Per questo motivo e, soprattutto, grazie ad un osservatorio privilegiato come quello del settore in cui opero da decenni, mi faccio convinto fautore della “gestione integrata del rischio ambientale”.
L’Azienda deve essere protetta a 360 gradi!
Affinché questo avvenga è necessario inserire un soggetto terzo su cui spostare il rischio economico in caso di danno ambientale: la Compagnia di Assicurazioni.
Dopo aver svolto con successo tutte le attività richieste dalla normativa, dopo aver certificato la vera attenzione all’ambiente, per chiudere il cerchio e dare concretezza alla gestione integrata del rischio ambientale, va abbinato un contratto assicurativo di Responsabilità Civile specifico, su cui poter contare per evitare il rischio di tracollo dell’azienda e scongiurare il negativo impatto economico e sociale sul territorio in cui si opera.
Il contratto esiste ed è precisamente strutturato per aderire agli obblighi imposti dalla normativa ambientale. Esso è lo strumento fondamentale e strategico per dare completezza a tutta la faticosa attività (compliance; certificazioni; bilancio ESG) e mettere definitivamente in sicurezza l’azienda e tutti i suoi organi amministrativi dagli enormi rischi, sia giuridici che economici.
Il processo di assunzione del rischio, da parte della Compagnia, si fonda su un attento esame delle specificità di ogni azienda; sono necessari documenti, informazioni, questionari, un sopralluogo del sito, con audit al management, al delegato ambientale o al consulente esterno, che permettano di fotografare la situazione al momento della stipula del contratto.
Profondi conoscitori della realtà aziendale, i delegati o i consulenti ambientali sono i referenti principali, perché consapevoli delle gravi conseguenze che possono derivare da un inquinamento causato o subito dall’azienda.
Nel linguaggio assicurativo, il sinistro ambientale può essere improvviso o graduale.
È definito improvviso l’evento i cui danni sono visibili e constatabili da subito;
alcuni esempi sono l’incendio, un evento atmosferico, un atto vandalico o le conseguenze di un tentativo di furto, una rottura repentina di un impianto o di macchinario o di una tubazione e conseguente inquinamento per lo sversamento di sostanze.
Graduale, invece, è l’evento i cui danni si evidenziano nel tempo;
alcuni esempi sono le microfessure in cisterne interrate, malfunzionamento di un impianto di depurazione, o la difettosità dei filtri, allentamento di flange di raccordo di tubi o degrado di guarnizioni, cedimento di fognatura interrata causate da un assestamento del terreno, o dal transito di autocarri, difetto di un prodotto (causa anche ricollegabile ad un evento improvviso).
I casi di inquinamento in cui può trovarsi coinvolta l’azienda sono, quindi, numerosi e spesso sconosciuti o sottovalutati; ribadisco ancora una volta l’importanza di avere un soggetto, la Compagnia, che si faccia carico del rischio economico.
Eppure, la penetrazione del contratto assicurativo di Responsabilità Civile Ambientale, nel mercato italiano è poco più del 2% e valutando che questa minima percentuale è viziata dai numerosi contratti stipulati nella regione Veneto, (unica regione che ha inserito l’obbligo, della presentazione della polizza all’atto dell’approvazione di autorizzazione di nuovi impianti).
Il gap da colmare è importante!
C’è un lavoro di informazione e sensibilizzazione che noi, professionisti del settore, dobbiamo fare… ricordando l’esigenza di mettere al centro l’azienda e assicurarle una protezione totale.
Alessandro Marzola – Broker Assicurativo