(Libertà, 25.11.2016) Stop alle sostanze alteranti, solo così si rispetta Parigi 2015

“Per rispettare l’Accordo sull’ambiente siglato a Parigi lo scorso dicembre, entro il 2030 dovremmo ridurre del 50% le emissioni di gas serra, raddoppiare la produzione di energia rinnovabile e aumentare del 40% efficienza energetica. Quindi la domanda è: ce la faremo?”. Questo l’interrogativo da cui ieri pomeriggio è partita la riflessione di Amedeo Postiglione, presidente onorario aggiunto della Corte Suprema di Cassazione e cofondatore del Forum europeo dei giudici per l’ambiente. Un intervento, il suo, andato in scena presso la sede di Amici dell’arte nell’ambito di un convegno promosso da Ass.I.E.A., l’associazione italiana esperti ambientali.

“Anche se solitamente sono ottimista, sui risultati in tema di cambiamento climatico intendo essere realista: l’unico modo per fermarlo è mettere al bando le sostanze clima alteranti. Ne va vietata la produzione, l’estrazione e il trasporto”. Una tesi “chock” per le conseguenze sul sistema economico, ma che il giurista ritiene l’unica via da percorrere per salvare il pianeta. Da qui il rigetto di ogni tesi volta all’adattamento e alla mitigazione del mutamento climatico. “Non si tratta di allarmismo, siamo di fronte ad un problema molto grave da risolvere alla radice”.

Da qui l’invito ad aprire gli occhi sul quella che definisce la “verità ecologica” che i governi tendono ad ignorare, ma che è ben nota all’intera comunità scientifica: il nostro modello di sviluppo, basato sulle fonti fossili, sta mettendo a repentaglio le sorti del pianeta. “Manca una coscienza e una cultura diffuse su queste temi e quindi etica e responsabilità”, ha aggiunto. “Procediamo per tappe intermedie, ma serve fissare un termine oltre il quale non usare più queste risorse inquinanti”.

La via per cambiare, come indicato dall’onorevole Marco Bergonzi della Commissione ambiente della Camera, potrebbe passare anche per l’economia circolare. L’Europa ci crede ed è pronta ad investirci 6 miliardi nei prossimi anni.

La Regione Emilia-Romagna, per prima in Italia, si è dotata di una legge per promuoverla. L’obiettivo è un nuovo modello dove i rifiuti, anzichè essere destinati allo smaltimento, diventino risorse per altri cicli produttivi. Per consentire ai beni di “circolare” il più a lungo possibile, evitando di sprecare risorse e conseguendo ingenti risparmi da parte delle imprese. “Le stime parlano di 600 miliardi di minori spese – ha concluso l’onorevole – unite a 580 mila nuovi posti lavoro “verdi” e a una riduzione dei gas clima alternati pari a 450 milioni di tonnellate”. Poco, solo il 3 per cento del totale, ma un primo segnale importante.

Di seguito l’articolo originale sul quotidiano Libertà del 25 novembre 2016: